sabato 3 ottobre 2015

DIO È UN FUNGO ALLUCINOGENO parte 2° di Andrea Fatale


DIO È UN FUNGO ALLUCINOGENO
(DROGATI IN NOME DI DIO: STORIA LISERGICA DELLA CIVILTÀ UMANA)

http://www.ukizero.com/dio-e-un-fungo-allucinogeno/


Ricordiamo che fin dalla fine degli anni 50, grazie allo studio sullo sciamanismo ed alle sostanze psicotrope usate dagli sciamani si intuirono alcuni segreti dei poteri della mente. I ricercatori scoprirono che attraverso le proprietà chimiche di queste piante, il cervello era appunto in grado di modificare non solo la propria percezione interiore soggettiva, ma perfino l’ambiente fisico! 
Questo voleva suggerire che l’allucinazione ed il “sogno” dello sciamano sotto l’influsso delle piante fosse reale quanto la realtà?
Poiché il “sogno” sognato dallo sciamano era in grado di predire, modificare od annullare la materia, la stessa allucinazione o “sogno”, paradossalmente, diventava la prova oggettiva della medianità latente nel cervello umano! Scoprirono che l’uso di certe sostanze psicoattive permetteva la visione a distanza, la diagnosi e cura delle malattie ed altri fenomeni ritenuti all’epoca miracolosi. 
Ora potremo chiederci: dietro tutto ciò c’e forse la possibilità che le menti s’influenzano reciprocamente ad ogni distanza? È forse l’estensione macroscopica di quello che succede nel microscopico; come la sconcertante scoperta secondo cui due fotoni riescono a “comunicare” fra di loro a qualsiasi distanza? La non località dei fotoni implica la non località delle menti, con l’implicita trasmissione dell’informazione con quel mezzo che per le nostre menti superstiziose e piene di pregiudizio- viene etichettato in maniera dispregiativa come telepatia? 
Il segreto era contenuto nell’effetto di alcuni specifici ormoni/neurotrasmettitori che guarda caso avevano configurazioni molecolari simili alle sostanze psicotrope di alcuni vegetali presenti in natura.
La struttura chimica di un fungo è molto simile a quella del cervello umano. 
In particolare nel nucleo indolico dei funghi psicotropi troviamo alcuni tra i più importanti neurotrasmettitori cerebrali che rende la struttura molecolare del fungo naturalmente riconoscibile dall’organismo umano, giacché simile in primis al sistema cerebrale appunto.
Non solo, come volevasi dimostrare, se sono stati i funghi ad ispirare le visioni spirituali dell’universo, questo non è certo stato un caso: infatti, sotto la nostra terra c’è una superstrada di collegamenti che consente alle piante di comunicare e di aiutarsi fra di loro: è una rete biologica fatta di miceli, ossia dei filamenti che nascono dalla base dei funghi. 
Circa il 90% delle specie di piante terrestri instaurano un rapporto di reciproco vantaggio con i funghi. Nel 19° secolo il biologo tedesco Albert Bernard Frank coniò il termine “micorrizia” per indicare queste associazioni, dove il fungo colonizza le radici di una pianta. 
Nelle associazioni delle micorrizie, le piante forniscono ai funghi il cibo sotto forma di carboidrati, i funghi aiutano le piante a pescare l’acqua e forniscono loro nutrienti quali il fosforo e l’azoto, attraverso i miceli. Fin dagli anni 60′ sappiamo che le micorrizie aiutano le singole piante a crescere.
Ma non è tutto. Ora sappiamo che le micorrizie connettono anche piante che potrebbero essere molto distanti fra loro. 
L’esperto di miceti Paul Stamets li ha definiti “l’internet naturale della Terra” in un discorso al TED 2008. Insomma, tutti gli organismi sono connessi; essi possono comunicare e organizzare le risorse collettivamente, grazie ad “una sorta di comunicazione elettrochimica tra le radici degli alberi” che partono principalmente dai funghi. Senza di essi la vita sul pianeta non sarebbe dunque così com’è, che i funghi siano dunque sacri, da assurgere addirittura a ‘rappresentanza’ del divino, è un fatto che a questo punto possiamo ben comprendere nel cerchio della vita e della nostra formazione religiosa.

E oltretutto, le piante psicotrope e le sostanze enteogeniche sono state così da sempre associate alla religione.
Reperti iconografici archeologici relativi all’Amanita Muscaria, un tipo di fungo psicotropo, sono sparsi nelle più disparate zone del globo.
Da millenni viene usato dagli sciamani della Siberia, dalle popolazioni indoeuropee, se ne trovano tracce del II o I millennio A.C. nell’arte rupestre nella Francia meridionale, ma anche in quella svedese o su alcuni monoliti di Stonehenge. 
Durante la sua ricerca sulla cultura neolitica dell’Europa centrale, Marija Gimbutas parlava di alcuni manufatti in pietra verde dalla forma tipica fungina, affermando: «Aree residenziali a Vinca hanno dato un certo numero di funghi intagliati in cristalli rocciosi di colore verde chiaro, che possono essere stati eretti su altari domestici. 
I funghi sono noti universalmente come afrodisiaci e l’ingrossamento e la crescita di un fungo possono essere stati notati dagli antichi Europei e paragonati al fallo. E' possibile che i funghi di Vinca fossero associati a bevande inebrianti; in tutti i casi, essi sono imitazioni di falli». 
Questo perché le due energie principali “canalizzate” dagli sciamani erano le due leggi fisiche della estensione e della contrazione, gravità ed entropia, positivo e negativo, Yin e Yang, Paradiso e Inferno, Microcosmo e Macrocosmo, espirazione/inspirazione: il respiro dell’universo. Due forze opposte e complementari che erano simboleggiate dal fertile fallo che penetra e dà vita (elemento mascolino/Sole/fungo) e il ventre femminile che feconda (elemento femmineo/Luna/Madre Terra/ovulo). I monoliti fallici e le pietre circolari (simbolo femmineo) di Stonehenge ne sono un esempio. Così, l’orgasmo che segue all’unione del principio mascolino e femminino, di un uomo e una donna, è un atavico richiamo all’unione con la divinità. Infatti: come quel momento/istante di assoluto distacco da tutto ciò che è “esteriore” che proviamo in estasi durante l’orgasmo, la divinità è la pace dei sensi che si ottiene quando si è totalmente connessi con il divino, quando si è Essere, immutabili, infiniti, eterni.
Forse è per questo che la Chiesa (come tutte le religioni istituzionali) ripudia lo “hieròs gàmos” l’unione sacra tra uomo e donna, sacerdote e sacerdotessa, come riflesso dell’unione celeste. Il Cattolicesimo ha sempre voluto controllare il sesso: vietandolo ai preti, vendendolo come lascivo e peccaminoso agli uomini, un atto dove non a caso, a parer di cronaca, si celano i loro più ancestrali demoni interiori.
Alla loro faccia, gli antichi trombavano e si sballavano di divinità.

LE ORIGINI DELLA RELIGIONE NEL CULTO DELLE SOSTANZE ALLUCINOGENE
2.500 anni fa usavano la marijuana durante le loro cerimonie religiose gli Sciti, gli Egizi, i Cinesi e gli Assiri. In Iran si usava l’Haoma; il Soma invece viene descritto negli antichi inni Vedici dell’Induismo primitivo, che sembra derivi sempre da piante enteogeniche. Gli indiani del Nord America si sballavano invece di divinità col peyote, e sappiamo come stavano da favola in confronto agli spietati coloni inglesi. La mescalina, presente nel peyote, era anche in un cactus dell’Ecuador e del nord del Perù, il San Pedro (Trichocereus pachanoi). 
Nell’area amazzonica si incontrava il mondo degli spiriti invece per mezzo dell’ayahuasca. Sono noti oltre un centinaio di cosiddetti “funghi-pietra” (mushroom-stones) provenienti da diversi siti archeologici del Messico e del Guatemala. Molti di essi sono copie artigianali di archetipi che potrebbero risalire ai tempi precolombiani dell’America centrale.
Tutti una massa di drogati insomma…
È normale allora che oggi la droga sia resa illegale ma dosata dai potenti nel dietro le quinte della società. Sono piccole gocce di istanti epifanici che ci tengono in vita, che giacché resi così rari, sono divenuti per converso un anestetico per la mente, lo sballo di una serata, un caso mortale, mercificato per trasmettere i peggiori incubi a tutti quelli che ci cascano. 
Al riguardo Mircea Eliade ha scritto: «Le droghe non sono che un surrogato volgare della trance “pura”. Si è cercato di “imitare’’ con un’ebbrezza a base di droghe uno stato spirituale cui non si è più capaci di giungere in altro modo. Decadenza, oppure -bisogna aggiungere- volgarizzazione di una tecnica mistica».

In principio era ben diverso. 
L’Alchimia ad esempio tramandava la conoscenza dell’oro e dell’uovo filosofale secondo la figura dell’agarico muscario. Secondo due libretti lulliani del XVI secolo attraverso i funghi si poteva giungere alla Quintessenza. L’alchimia entrava in gioco anche nel capitolo sugli “alberi-fungo” dell’arte cristiana. Nel trattato alchemico “Splendor solis” di Salomon Trismosin (anche conosciuto come “Il Toson d’Oro”, la cui prima edizione conosciuta risale al 1532/35), l’Ermafrodita Divino è rappresentato con due teste, e in mano sembra tenere la parte inferiore del cappello e l’ovulo da cui nasce l’agarico muscario. L’ermafrodito è poi ritratto in un bosco di betulle, non a caso una delle specie di albero con le quali questo fungo intercorre essenziali rapporti simbiotici. Inoltre il rapporto fra il Sole e la Luna, rappresentati dalle due teste e dalle due ali dell’ermafrodita, le une rosse e le altre bianche, indicano l’Unione celeste simboleggiata proprio dal fungo.
Ma soprattutto, come non citare la cultura greca classica non certo ignara della conoscenza e dell’uso di vegetali psicoattivi, come dimostrano le documentazioni letterarie e archeologiche.
Per la tradizione greca, il divino, il sacro, è un’esperienza straordinaria, ed è all’origine dello spirito religioso greco. È l’esperienza di un “altrove” che sconvolge la coscienza ordinaria.

Platone distingueva due generi di “delirio”: quello prodotto da “umana debolezza”, e quello prodotto da “divino estraniarsi dalle normali regole di condotta”; quest’ultimo è attribuito all’intervento di una divinità: l’ispirazione profetica ad Apollo, l’estasi mistica a Dioniso, il rapimento amoroso ad Afrodite e a Eros, l’ispirazione poetica alle Muse. I greci definivano questo stato di “eccezionalità psichica”: éntheos, “un dio dentro”, ad indicare ilcontatto diretto con la divinità. 
I Grandi Misteri Eleusi non erano nient’altro che questo: riti collettivi in cui si usava il kykeon (ciceone), bevanda sacramentale che procurava visioni celestiali.
Allo stesso tempo, vegetali enteogenici e bevande inebrianti erano associati ai significati simbolici dei percorsi iniziatici delle scuole misteriche. 
Nella tradizione classica, il dio dell’ebbrezza per eccellenza è Dioniso, il dio di una vita “altra”, la divinità che procurava una “uscita da se”: la “follia mistica”, la manìa. 
Dionisio è identificato come il dio della vite e dell’ebbrezza alcolica, ma sappiamo che l’alcool non provoca un’esperienza estatica, l’alcool è un depressivo del sistema nervoso centrale, non da allucinazioni, perciò, dal momento che l’estasi dionisiaca è invece caratterizzata da eccitazione esasperata, grande vigore fisico, stati allucinatori e identificazione mistica con la divinità, sembra più veritiera la recente teoria che vede il culto di Dioniso, quello più arcaico, come un culto estatico caratterizzato dall’utilizzo di funghi psicotropi, nella fattispecie dell’agarico muscario. 
Diversi autori hanno voluto vedere nelle bevande fermentate, a base d’orzo o di altri cereali, gli agenti psicoattivi dionisiaci precedenti il vino d’uva. Per Jacque Brosse, nel contesto dionisiaco «il vino non sarebbe che il punto di arrivo di una serie [di inebrianti], che parte dal nettare divino passando attraverso la sacra pozione delle Baccanti». In effetti, l’Amanita muscaria cresce in relazione simbiotica principalmente con la betulla, un fiore sempre presente anche con Dionisio. L’impiego del vino nelle cerimonie religiose cristiane è un lontano ricordo di questi riti più antichi…

Non solo, Dionisio sembra provenire da ataviche tradizioni indoeuropee come evidenzia la radice del suo nome, infatti, la prima sillaba del nome è la radice designante la `divinità in genere´ nella lingua ariana: “dio” proviene dalla radice indoeuropea “dei”, “di”, indicante l’ “Essere Supremo”: l’ “impersonale” elemento di Luce -come si ritrova in molti nomi composti quali Dyauspita (sanscrito), Zeus (greco), Diupiter o Jupiter (latino). “Splendente” e “luce” sono anche attributi indistinti di tutti gli esseri divini, come nel sanscrito deva, nell’antico iranico daeva, nel latino deus, nell’antico irlandese dia, nel lituano dievas, ecc…
Un mito di 5000 anni fa, apparso più di 3000 anni prima del cristianesimo, raccontava la storia della Madre Terra che chiedeva al sole di Dio di portare l’acqua dal mare per innaffiare i grappoli d’uva, affinché si potesse fare del buon vino, da qui prese forma il culto dionisiaco, e da cui proseguirono anche le primitive tribù ebraiche chiamando questo mito: “la cerimonia di nozze di Canaan”.
Secondo gli ultimi studi e scoperte degli esperti il nostro Gesù Cristo sembrerebbe discendere infatti dalla mitologia di Horus, Krishna o Dionisio… Tutti questi dèi nacquero da una vergine il 25 Dicembre, morirono e resuscitarono, compirono miracoli e furono chiamati il “Salvatore”, proprio come il “nostro” Gesù. Perciò se andiamo a scavare nella mitologia originaria, troviamo anche che la rappresentazione del serpenteattorcigliato all’Albero della Vita, che invita Eva a cibarsi del frutto proibito, è stato in principio illustrato proprio come un albero-fungo. Numerose sono le raffigurazioni che lo documentano e quella più conosciuta, ma non l’unica, è il famoso albero-fungo (amanita muscaria) della cappella di Plaincourault in Francia, riportata nel libro esauritissimo da anni “Il Fungo Sacro e la Croce” di John Allegro.

In conclusione, la nostra civiltà, compresa quella occidentale figlia della cultura greca, è nata dalle visioni, dalle alterazioni di coscienza e dai profondi stati emozionali procurati dall’uso di piante psicotrope e di altre sostanze enteogeniche. Di queste sostanze ne è composto il nostro cervello, essenze che sembrano essere il legame, il ponte e l’arcobaleno che ci unisce con la Sostanza Assoluta e divina.
Forse è sempre per questo, allora, che il Cattolicesimo (insieme alle altre religioni istituzionali) si è ben guardata dal voler elargire sostanze psicoattive alla massa di fedeli che riempiono una chiesa, immaginate che situazione “allucinante” si sarebbe potuta creare! Soprattutto avrebbe potuto prender vita un certo slancio libertino…
Una situazione in cui molti, inebriati di emozioni, avrebbero guardato con i propri occhi e sentito con la propria coscienza la divinità… 
Una cosa alquanto scomoda per la Chiesa, non pensate?


1 commento:

  1. Sulle Droghe, la Sostanza stimolata vien prodotta anche senza Droghe e può essere stimolata con la Pratica. I Fakiri indiani o si drogano o fanno quel che fanno per il Training della Mente (fijr in Arabo è pensare)? Per le Visioni mistiche c'è chi le attribuisce alla Malattia, per esempio all'Epilessia temporale (che si scatena nel Lobo temporale del cervello). Sulla Mela della Conoscenza Michael Omraam Aivanhov suggerisce che è un Simbolo: infatti se la si seziona in orizzontale appare un Torsolo o Nucleo a forma di Pentacolo (ed in Esoterismo esso è rappresentativo di qualcosa). Solarità dentro/fuori a tutti ovunque-sempre.

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